Nel 1400 Sant’Agata sui due golfi era poco più di un villaggio ed i primi dati circa la consistenza di un nucleo abitativo sono deducibili da un elenco redatto da un sacerdote, tale Don Mattia Pisano, il quale venne a Massa Lubrense alcuni giorni dopo l’assalto dei turchi, avvenuto in quell’infausto 13 giugno 1458, quando sbarcarono a Crapolla ed a Nerano, mentre il grosso si diresse alla Marina Grande di Sorrento, per prendere nel sacco l’intera Penisola.
In questa sorta di censimento, dei nominativi delle persone imprigionate e deportate dai Turchi, il religioso annota che 149 di esse furono portate via da Sant’Agata, 60 dalla Pedara e 17 da Serola, questi ultimi allora erano piccoli villaggi limitrofi. Tenendo conto che alcuni riuscirono a mettersi in salvo si può ipotizzare che l’abitato di Sant’Agata, comprensivo delle diverse case sparse, poteva contare su una popolazione di circa trecento anime.
Successivamente il Casale riprese ad essere abitato e come tutte le comunità iniziò a vivere ed a crescere intorno alla fondazione di un luogo di culto: da qui inizia la storia documentata di Sant’Agata e della sua chiesa, in seguito divenuta famosa per il prezioso altare che vi fu installato.
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L’origine della chiesa di Sant’Agata è ammantata di leggenda, giacché si vuole che essa sia stata costruita per una grazia ricevuta da un certo Marcantonio Festinese. Costui aveva fatto voto alla Madonna affinché gli avesse fatto ritrovare la figlioletta, portata via da un lupo. Ritrovata la piccola sana e salva, il Festinese, fece erigere un tempio sul luogo stesso del ritrovamento.
La chiesa, la cui pianta originaria doveva essere alquanto ridotta, fu per anni chiamata S. Maria di Casafestina, a ricordare il suo fondatore. In seguito, nel 1566, fu ampliata e fu consacrata a S. Maria delle Grazie, quindi eretta in Parrocchia. Infine nel 1625 furono completati gli ultimi lavori di ampliamento, definendo in tal modo l’attuale pianta, e solennemente consacrata.
Questi pochi cenni sulla storia antica di Sant’Agata e sulla leggenda circa la fondazione della sua chiesa, introducono alla storia più recente della località, che diventerà dal secolo successivo una conosciuta stazione climatica ed un’ideale luogo di riposo, mantenendo inalterate le proprie caratteristiche di estrazione contadina con propensione allo sviluppo turistico.
La chiesa è dedicata a S. Maria delle Grazie ed intorno ad essa si è raccolta ed è cresciuta la comunità locale. La chiesa , oltre alla cappella nella quale è conservata la bella statua di S. Agata, custodisce il prezioso e rinomato altare di scuola fiorentina.
Vero e proprio capolavoro artistico in tarsia marmorea e madreperla. Opera unica per la sua armonia decorativa e la preziosità dei materiali usati.
Nella stessa chiesa è possibile ammirare numerosi dipinti del XVII sec. Alcuni dei quali recentemente restaurati hanno rivelato paesaggi locali.
In particolare la Madonna delle Grazie di Giovanni Antonio d’Amato il giovane, ritratta su un magnifico panorama tra Capo di Massa e l’isola di Capri.